Non possiamo distinguere almeno due principali differenze: la chiropratica si esercita quasi unicamente in campo articolare, mentre l’osteopatia interviene certo nel campo osteo-articolare definito strutturale, ma anche cranio-sacrale (legame tra il cranio e l’osso sacro per tramite della duramadre spinale) viscerale (azioni sulla mobilità e motilità degli organi), fasciale, recentemente entrata tra le scoperte dell’attuale medicina, poi ancora di ambito e applicazione molto specifica abbiamo osteopatia somato-emozionale (tratta la relazione tra psiche e organi bersaglio) e ancora “biodinamica” o “respirazione primaria” (che relaziona la microbiologia dei campi energetici dei singoli elementi che formano l’intera struttura tra loro e lo spazio contiguo fino ad armonizzare con l’ambiente circostante). La seconda significativa differenza è il fatto che la chiropratica è essenzialmente centrifuga (dalla colonna verso l’esterno) mentre l’osteopatia è multidirezionale. Il campo di applicazione dell’osteopatia è dunque più ampio.
Innanzitutto dalla sua formazione: quanti anni di studio esclusivamente osteopatico si sono fatti? Normalmente sarebbero cinque o sei però esistono scuole che rilasciano attestati di osteopata ma che in realtà propongono tre anni di massoterapia e due di osteopatia per cui il percorso studi, loro malgrado, avrà molte lacune.
Inoltre gli anni di esperienza sul campo sono molto importanti. L’ osteopatia è una disciplina di percezione, più sono gli anni di lavoro, migliore dovrebbe essere la percezione e quindi le capacità dell’ osteopata.
I corsi integrativi di approfondimento sono essenziali: alcuni durano anche due o tre anni proprio per la questione percettiva. Tuttavia fino a quando non ci sarà il riconoscimento definitivo di disciplina sanitaria non ci sarà obbligo di aggiornamento.
In ultimo la certificazione del Registro degli Osteopati d’Italia con tanto di numero di iscrizione che autentica per così dire gli osteopati D.O.C. Non tutti però hanno fatto il doppio esame (della scuola e del registro, obbligatorio fino al 2010 poi divenuto facoltativo) oppure che non hanno mantenuto viva l’iscrizione.
L'osteopata in prima istanza procede con la raccolta dei dati clinici, finalizzata ad acquisire una serie di informazioni sul quadro clinico del paziente e trarre informazioni sullo stile di vita per proseguire con un esame obiettivo per comprendere possibili cause del disturbo quindi una valutazione prettamente osteopatica per mettere in relazione i diversi sistemi e strategie che il corpo mette in atto per la propria omeostasi. Se non ci sono controindicazioni, si procede con la definizione del piano di trattamento e delle eventuali sedute necessarie.
In linea generale, il trattamento osteopatico abbina sempre il trattamento manuale a esercizi da fare al domicilio e consigli sul movimento più appropriato.
Si, infatti il professionista rileva quanto prima possibile le criticità del paziente siano esse restrizioni di mobilità o squilibri posturali, che, se trascurati, possono sviluppare successivamente disturbi funzionali, dolore e/o altre condizioni patologiche che portano indebolimento dei sistemi di difesa naturali.
L’ osteopata collabora e interagisce con tutte le figure professionali che si occupano della salute dai bambini agli adulti. Molti ospedali italiani collaborano con osteopati in vari reparti; altri dispongono di un ambulatorio osteopatico al loro interno.
No, valutano nella sua interezza lo stato del paziente e si avvalgono delle anamnesi strumentali e di esami obiettivi di medici, se disponibili.
É errato pensare che il “trust” che spesso identifica il termine “crack” sia manipolare, in vero il termine identifica il trattare una struttura articolare o un tessuto sia esso osseo, muscolare legamentoso o viscerale con un approccio manuale sempre rispettoso dei tessuti.
L’osteopata ricerca le zone più dense o rigide che possono anche essere dolenti, cercando di liberarle da restrizioni siano esse strutturali o congestione al fine di ristabilire la migliore circolazione possibile offrendo al paziente una sensazione di leggerezza e immediato benessere.
Un aspetto chiave nell'approccio osteopatico è la capacità di valutazione della mobilità e quindi fisiologica funzionalità di un viscere addominale o toracico e il relativo trattamento di normalizzazione attraverso tecniche specifiche.
È possibile, in funzione della condizione di partenza. In ogni caso la terapia manuale è tarata e pensata sul paziente che si ha di fronte.
Non esiste un numero preciso di visite perchè cambia da persona a persona e da problema a problema. In media bastano dalle 3 alle 5 sedute.
L’osteopatia può intervenire su tutte le fasce d’età: dalla gravidanza, alla nascita (anche e soprattutto per i nati prematuri) fino ai primi anni di vita e in età adulta.
Il trattamento osteopatico è volto sia ai disturbi pediatrici più comuni, come otiti, reflusso gastro esofageo, dolori addominali, coliche, problemi digestivi, plagiocefalia a quelli meno comuni come la, dislessia etc.
Nel primo anno di vita, al di là dei disturbi, l’osteopata controlla che la crescita sia corretta, sia dal punto di vista neurologico (tappe di acquisizione) sia dal punto di vista corporeo (crescita ponderale) sia dal punto di vista relazionale (scoperta di sé, degli altri e del mondo).
Spesso è proprio il neonatologo o il pediatra di fiducia a consigliarlo, soprattutto dopo un parto indotto e/o difficile, con un lungo travaglio, una gravidanza gemellare o complicata, una nascita pretermine, etc. Ma non è necessario se non richiesto dal pediatra o se il neonato non presenta disturbi o atteggiamenti posturali particolari. È tuttavia fondamentale rivolgersi solo ad osteopati qualificati e di esperienza che hanno fatto una valida formazione specifica in ambito pediatrico.
Durante la gravidanza, lo scopo del trattamento osteopatico non è solo quello di attenuare il più possibile i dolori e le sensazioni di disagio legate ai cambiamenti fisiologici della gravidanza ma anche preparare al meglio l’organismo della futura madre al parto. E' importante rivolgersi solo a osteopati con specifica formazione in tale ambito.
Proprio per l'approccio dolce e non invasivo, l'osteopatia può essere molto utile nel trattamento dei dolori articolari in genere, ovviando così gli effetti collaterali dei farmaci antinfiammatori.
Se è già in possesso di una valutazione gnatologica siamo ad un buon punto di partenza, in quanto tutta la sintomatologia potrebbe essere collegata ad una causa comune trattabile osteopaticamente.
In prima istanza un parere specialistico sarebbe utile, se già presente e' possibile valutare l’ipotesi di un appuntamento collegiale con la nutrizionista per organizzare l’approccio migliore.
La diagnosi specifica è di pertinenza otorinolaringoiatrica, se c’è indicazione per un trattamento specifico sull’elevatore del velo palatino non ci sono problemi.
In assoluto non ci sono controindicazioni sebbene preferiamo sconsigliarli poiché il sistema risulterebbe troppo sollecitato. Abbiamo invece notato con piacere che i trattamenti osteopatici e shiatsu a distanza di qualche giorno l’uno dall’altro hanno un’efficacia amplificata.
Il trattamento osteopatico, come qualsiasi altra forma terapeutica o disciplina, può presentare delle controindicazioni relative o assolute. Compito dell’osteopata, ancor prima di cominciare è proprio quello di considerare e verificare eventuali controindicazioni al trattamento stesso.
Sì, è stata approvata a gennaio 2018 la legge n.3 conosciuta anche come legge Lorenzin ed entrata in vigore dal 15 febbraio 2018 che riconosce l’osteopatia come professione sanitaria.
Il Consiglio dei Ministri del 24/6/2021 ha approvato il recepimento dell’accordo concernente la sua istituzione.
Sono attualmente in corso di definizione, fra gli altri, sia l’ordinamento didattico della formazione universitaria, sia gli eventuali percorsi formativi integrativi per i soggetti che dovessero aver conseguito titoli extrauniversitari.
Ad oggi si attendono i decreti attuativi della legge, che andranno a definire l’ambito di attività e le funzioni caratterizzanti la professione osteopatica, i criteri di valutazione dell’esperienza professionale nonché i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti e, infine, la definizione dei relativi ordinamenti didattici della formazione universitaria.
http://www.gazzettaufficiale.it/atto/vediMenuHTML?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2018-01-31&atto.codiceRedazionale=18G000
No, i plantari non sono fissi, per cui può essere spostato, importante è che le calzature siano simili di lunghezza e forma.
Si, importante è che rispettino alcune basilari caratteristiche, che verranno indicate dal medico o a sua volta dal tecnico ortopedico in fase di visita.
Si, la tallonite è un’ infiammazione a carico del tendine d’achille nell’inserzione con il tallone, spesso provocate da sovraccarichi.
Dipende dalla patologia, nella costruzione il tecnico assembla i materiali per la costruzione dello stesso e ci sono diversi metodi di costruzione.
Si, la fascite è un’infiammazione della fascia plantare, occorre valutare cosa ha dato origine alla fascite e intervenire con ortesi plantare per scaricare o correggere.
Si, l’alluce valgo è una deviazione della prima testa metatarsale rispetto
alla prima falange, la sua dislocazione è a volte provocata da un eccessivo
sovraccarico dell’abduttore del primo dito.
Si, con l’alluce valgo si vanno ad alterare dei rapporti articolari superiori al
piede, quindi può essere concausa di dolori al ginocchio.
Si, questa patologia è sinonimo di ripetiti traumi delle teste metatarsali, dettati solitamente da cedimento della muscolatura dell’arco traverso del piede.
Il biologo può autonomamente elaborare profili nutrizionali al fine di proporre alla persona che ne fa richiesta un miglioramento del proprio benessere, quale orientamento nutrizionale finalizzato al miglioramento dello stato di salute. In tale ambito può suggerire o consigliare integratori alimentari, stabilendone o indicandone anche le modalità di assunzioni.
Certo, possiamo dimagrire velocemente, ma danneggiando l'organismo! Se seguiamo regimi dietetici troppo severi (diete squilibrate o che forniscono apporto energetico inferiore al metabolismo basale) sottoponiamo il nostro organismo a stress eccessivi. Anche se il risultato è quello di aver perso peso o massa grassa il tessuto muscolare e gli organi interni possono essere debilitati e mal funzionanti. Inoltre, pochi mesi dopo aver terminato tali diete, accade spesso che ricadiamo negli errori del nostro stile di vita e abitudini alimentari che vanificano il sacrificio fatto durante il periodo di restrizione calorica
Principalmente per due motivi:
Si tratta di una vera e propria educazione alimentare che rispetti le nostre esigenze e i nostri gusti. Al termine del percorso saremo dunque in grado di scegliere consapevolmente come alimentarci con piacere in modo corretto ed equilibrato
Certo, durante le prime due settimane di dieta equilibrata capita spesso di perdere 1,5 o 2 kg a settimana (a volte anche di più). Ciò è dovuto al fatto che l'organismo elimina soprattutto i liquidi in eccesso. La percezione di chi segue la dieta è infatti quella di sentirsi meno gonfio. Successivamente si perdono 300-500 gr a settimana perchè il grasso è molto difficile da bruciare a causa della sua funzione di energia di riserva
Perchè ciascun individuo è unico in quanto a:
Inoltre ci sono persone che hanno la possibilità di mangiare a casa oppure in mensa o ristorante, ma ci sono persone che sono obbligate a uno spuntino al bar o si devono portare il cibo da casa.
A fronte di tutte queste diversità, l'introito calorico della dieta non può essere uguale per tutti e deve essere modellata nel rispetto di tutte le caratteristiche elencate. Dunque la dieta che ha funzionato per il nostro amico molto probabilmente, così come è posta, non andrà bene per noi
I carboidrati sono una fonte fondamentale per l'organismo e fanno ingrassare solo se assunti in quantità eccessive rispetto al nostro fabbisogno. Dunque: sì a pane, pasta e pizza ma... con moderazione!
Le intolleranze alimentari esistono davvero. Quelle che sono state spiegate con studi scientificamente validi sono l'intolleranza al lattosio e l'intolleranza al glutine (celiachia). Per tutte le altre sono necessari ancora numerosi studi che permettono di identificare quale molecola o famiglia di molecole presenti nell'alimento scateni l'intolleranza. Per questo motivo, ad esclusione di lattosio e glutine, non esistono test di intolleranze alimentari (peraltro molto costosi) scientificamente validi che permettano di identificare le intolleranze.
In realtà, nella maggior parte dei casi, il paziente ha già identificato da sè i cibi a cui è intollerante. La scelta migliore, e indubbiamente la più economica, è quella di parlarne con il nutrizionista, il quale attraverso la visita, il colloquio, il diario e il piano alimentare costruito a misura del singolo paziente, lo aiuterà a gestire le proprie intolleranze
Esistono tante tipologie di integratori che aiutano a dimagrire ma sono di aiuto solo in caso si segua correttamente il regime dietetico al quale va sempre associata dell'attività fisica.
Faccio alcuni esempi: ci sono integratori che riducono l'assorbimento di carboidrati assunti durante il pasto, oppure riducono l'assorbimento dei grassi assunti sempre durante i pasti.
Durante una dieta accade che il metabolismo basale si abbassi. Questa è la normale risposta dell'organismo alla riduzione di apporto calorico. E' dunque possibile assumere degli integratori che evitino l'abbassamento del metabolismo basale.
Il nutrizionista li consiglia quando possono essere di aiuto e in modo specifico a seconda delle esigenze del paziente
Una volta alla settimana, possibilmente al mattino appena svegli, senza vestiti, a digiuno e subito dopo aver fatto pipì. Tuttavia, se si segue scrupolosamente la dieta e si esegue una regolare attività sportiva, la pesata settimanale risulta superflua, in quanto diminuisce la massa grassa e aumenta la massa magra.
Pertanto andiamo incontro a un piacevole rimodellamento del nostro corpo che è più facilmente valutabile davanti a uno specchio o sentendo più comodi i vestiti che prima della dieta risultavano stretti.
Circa 45/50 minuti
Si rimane completamente vestiti, quindi è bene indossare abiti comodi e larghi, preferibilmente a maniche lunghe. Sarebbe meglio indossare una maglietta o una felpa (meglio senza cappuccio): la temperatura corporea spesso si abbassa un po' durante il trattamento. Sarebbe meglio non indossare gonne, jeans o camicie, perché possono risultare scomodi. Lasciate un po' di tempo tra il pasto e il trattamento Shiatsu.
Il tocco o la pressione utilizzati sono solitamente piacevoli, confortanti e rilassanti. A volte è necessario lavorare più in profondità e alcune persone possono sentire qualche piccolo fastidio che è però limitato al tempo in cui dura la pressione.
Molte persone praticano regolarmente lo Shiatsu per mantenere la propria salute. Tuttavia la frequenza e la quantità di sedute necessarie variano a seconda delle necessità. Nel caso abbiate un problema specifico per il quale desiderate un aiuto, sarebbe meglio sottoporsi a circa cinque o sei sedute prima di verificarne i progressi.
Lo shiatsu è un trattamento molto sicuro e adatto a chiunque, tuttavia sarebbe meglio evitarlo nel caso di malattie infettive, se si soffre di una qualsiasi malattia acuta e febbrile, nel caso di emorragie interne o coaguli di sangue oppure se avete subito un intervento chirurgico importante negli ultimi 3 mesi.
Lo shiatsu non interferisce in alcun modo con i farmaci. Spesso integra le cure mediche convenzionali dando un effetto di rafforzamento generale, migliorando la circolazione del sangue e della linfa e riducendo lo stress.
Sì, anche se in genere è meglio far passare almeno qualche giorno tra un trattamento e l'altro per permettere agli effetti di assestarsi.
Sì! Lo shiatsu è fantastico in gravidanza! In generale il trattamento viene effettuato sul fianco con il supporto di cuscini.
In assoluto non ci sono controindicazioni sebbene preferiamo sconsigliarli poiché il sistema risulterebbe troppo sollecitato. Abbiamo invece notato con piacere che i trattamenti osteopatici e shiatsu a distanza di qualche giorno l’uno dall’altro hanno un’efficacia amplificata.
Le pratiche svolte dall’operatore shiatsu non hanno carattere di prestazioni sanitarie e non si prefiggono la diagnosi, la cura e la riabilitazione di patologie specifiche, né la prescrizione di farmaci o diete.